IL PERCORSO RIABILITATIVO NEL TRAUMA CRANICO ENCEFALICO: dall’ospedale al rientro a casa.
Il trauma cranico encefalico è tra le patologie a più alto rischio di disabilità ed il suo impatto sociale è crescente. Ogni anno si verificano tra i 100 ed i 300 nuovi traumi cranici per 100.000 abitanti con una prevalenza nel sesso maschile e con età compresa tra i 16 ed i 25 anni.
Nel trauma cranico, l’urto o l’azione di forze violente sul cranio producono lesioni e fratture cerebrali che possono condurre al coma e causare menomazioni a livello cognitivo, motorio e comportamentale. I danni derivanti da un trauma cranico possono essere temporanei (trauma cranico lieve) o, nei casi più gravi, portare ad una disabilità permanente. I dati mostrano come il 72% dei traumi cranici siano di grave entità, il 17% moderati ed i restanti di lieve gravità. Ed è proprio in caso di trauma cranico grave che la strutturazione di un buon percorso riabilitativo si presenta come essenziale e decisiva nel ritorno ad una vita il più possibile autonoma e soddisfacente.
In generale si possono individuare tre diverse fasi nel percorso della persona che subisce un trauma cranico.
Una fase acuta, della durata di alcune ore o settimane, in cui la persona è ricoverata in un reparto di cure intensive (rianimazione o neurochirurgia) e dove le priorità sono la salvaguardia della vita e la prevenzione delle complicanze. In questa fase il paziente presenta un alterato livello di coscienza ed una ridotta risposta agli stimoli esterni; si tratta dello stato di coma che può anche essere indotto da farmaci al fine di permettere al cervello di recuperare le proprie funzioni.
Quando il paziente esce dal coma, inizia un percorso graduale di recupero della capacità di comunicare con l’ambiente durante il quale è possibile fare un bilancio delle funzioni cerebrali danneggiate.
Una volta che il quadro clinico si è stabilizzato e non vi è immediato pericolo di vita, ha inizio la fase post-acuta precoce in cui il paziente, a seconda della gravità dei deficit, viene trasferito in un reparto di medicina fisica e riabilitativa o in una struttura di riabilitazione intensiva di alta specialità. L’obiettivo è il recupero del maggior livello di autonomia possibile tramite una serie di trattamenti che vanno dalla riabilitazione neuromotoria a quella neuropsicologica. Questa fase ha una durata compresa tra alcune settimane e vari mesi ed è caratterizzata dalla necessità di un supporto psicologico rivolto ai familiari e dal loro coinvolgimento nel progetto riabilitativo.
Infine nella fase post-acuta tardiva, che può durare anni, l’intervento riabilitativo mira ad aiutare la persona a rientrare nel proprio ambiente di vita e riprendere, per quanto possibile, le attività di studio, lavoro e tempo libero.
Quello fin qui descritto è il percorso ideale compiuto da una persona che ha subìto un trauma cranico; tuttavia nella realtà dei fatti non sempre dopo il ricovero ospedaliero nella fase acuta seguono in modo fluido le altre fasi del percorso riabilitativo. Molta attenzione è data alla riabilitazione fisica e neuromotoria, mentre sono considerati ancora aspetti secondari i cognitivi residui e le alterazioni comportamentali conseguenti un trauma cranico. “Hanno rimesso in piedi mio figlio dopo l’incidente, ma vedo che ancora qualcosa non va, è un’altra persona”; è ciò che molto spesso si sente dire dai genitori di un ragazzo che ha superato con successo la fase acuta, ma che si porta dietro le difficoltà di attenzione, memoria e ragionamento tipiche conseguenza di un trauma cranico. A ciò solitamente si accompagnano alterazioni del comportamento e di personalità quali irritabilità, impulsività, labilità emotiva, collera, comportamenti sociali inappropriati, apatia e perdita di iniziativa che difficilmente la famiglia riesce a gestire con successo. E’ questa una fase molto delicata che rende necessario un supporto alla famiglia sia da un punto di vista psicologico, sia da un punto di vista più strettamente pratico. In aggiunta vi è la necessità da parte del paziente di proseguire il percorso riabilitativo focalizzandosi maggiormente sul ripristino delle funzioni cognitive che costituiscono la base su cui fondare il ritorno ad una vita il più possibile autonoma.
Esistono strutture all’avanguardia che offrono questo tipo di assistenza, ma, molto spesso, sono lontane della residenza del paziente e prevedono cicli di trattamento a singhiozzo i cui effetti positivi non sono automaticamente trasferiti nella quotidianità del paziente.
Per tale motivo si sta diffondendo tra gli psicologi che si occupano di neuropsicologia un nuovo approccio alla riabilitazione cognitiva che vede il terapeuta calato nella vita del paziente. Pur attenendosi saldamente ai principi cardine della riabilitazione neuropsicologica, il percorso riabilitativo scaturisce dall’osservazione del paziente nel proprio contesto di vita e nell’individuazione di soluzioni pratiche ed ecologiche da affiancare ai classici training di riabilitazione delle funzioni cognitive deficitari.
Ed è proprio con l’intento di continuare il percorso riabilitativo iniziato in ospedale, che comprenda sia il recupero fisico e neuromotorio che il recupero neuropsicologico, il più possibile a contatto con la realtà della vita quotidiana e familiare, che il FISIATRA, che riceve negli studi di “PROGETTO SALUTE” dell’Ortopedia Cossia ha aperto un centro dedicato a questi specifici compiti. All’interno del centro “Progetto Riabilitazione” saranno presenti Fisioterapisti e neuropsicologi che lavoreranno anche in collaborazione con i medici specialisti di “Progetto Salute” al fine di garantire al paziente ad ai familiari di affrontare un percorso riabilitativo, a volte lungo e difficile, con l’adeguato supporto e la necessaria serenità .
Il FISIATRA, Dr. Tonetti Gabriele, riceve su appuntamento presso gli studi di “Progetto Salute” e dirige il nuovo centro di fisioterapia motoria e neuropsicologica “Progetto Riabilitazione”; per informazioni telefonare allo 0331 256467.